A seguire la visita guidata da Paolo eravamo gli unici italiani!!! Olandesi, belgi e americani i nostri compagni di visita. E ragazzi, basta con questa idea che a capirne di vino siamo solo noi e i francesi!!! Questi ne sanno, eccome!!! E sono anche più furbi di noi!
Non e' la prima volta che mi capita di sentire che sulle tavole dei ristoranti all'estero ci sono tutte le vecchie annate dei nostri vini, rossi e anche bianchi.
Da noi, invece, i produttori dicono che o si vende l'ultima annata o niente!
Così, spesso, oltre ai vergognosi ricarichi dei vini ai ristoranti, ci troviamo a bere vini ancora giovani mentre i tanto denigrati americani se la spassano con vini "pronti a puntino"!!!
Ritornando a Bonci, da lodare l'idea di organizzare la degustazione direttamente in vigna con assaggi di prodotti locali...idea (ad un onesto prezzo di 5 euro, abbuonati se poi si acquista) che - ci dice Paolo - piace tanto agli stranieri. Beh, devo dire che l'idea e' piaciuta tanto anche a noi!
Prima della degustazione, interessante e piacevole il giro in cantina, sorseggiando il verdicchio metodo charmat. Le vasche di cemento, qui come in altre cantine visitate, la fanno da padrone di casa, come detta la tradizione di questa terra.
Unica perplessita' della visita. Paolo ha esaltato la bassa densità delle piante come indice di qualità del vino....ma non dovrebbe essere il contrario??
Mmmmm, questa cosa della densità d'impianto la ricordo bene. Tutti i testi che abbiamo studiato per l'esame ci dicono che la qualità si ottiene con alta densità di impianto (e di conseguenza basso nr di gemme per ceppo, basso nr acini per grappolo) ma per sicurezza ho chiesto anche al mio amico enologo e produttore che me l'ha confermato...
RispondiEliminaMi ha detto che le radici delle viti al contrario di tutte le altre piante, emettono delle tossine che non si incrociano e si sovrappongono mai. Partendo da questo concetto e se si vuole scovare il minerale più profondo e quindi ottenere vini di pregio bisogna aumentare la densità d'impianto.
Sarebbe bello riprendere la conversazione con Paolo da questo punto, sorseggiando un calice del loro Verdicchio metodo chamat...le teorie innovative meritano sempre un approfondimento!