E’ dai bambini che bisogna partire quando si ritiene sia necessario un cambiamento nella vita sociale. E se ci si accorge che si sta perdendo il senso della “terra”, è prima di tutto ai bambini che bisogna insegnarne il significato.
Dal punto di vista enologico il concetto di territorio assume un’accezione piuttosto complessa da far capire a dei bambini di 8 anni. Microclima, condizioni pedoclimatiche, composizione del terreno sono tutti concetti che risultano incomprensibili ai bimbi. Ma se si traducono con le parole Sole (il clima), Cuore (la terra) e Amore (la passione delle persone che lavorano la terra) forse i bambini capiranno che cos’è la loro terra e impareranno ad amarla. E’ questo ambizioso obiettivo l’idea che ha fatto nascere il libro Vitae è Vita, presentato ieri sera all’AIS dal Rotary Valtidone e il cui ricavato andrà a sostegno del Progetto PolioPlus.
Ospite d’onore il Prof. Mario Fregoni, un curriculum da docente universitario e ricercatore lungo un chilometro, che sceglie la platea dell’AIS per lasciare da parte, per una volta, l’approccio accademico e lanciare un grido di dolore sulla direzione ormai irreversibile che sta prendendo la viticoltura mondiale.
E’ rassegnato ma sembra ancora incredulo quando riporta le cifre della produzione mondiale, con un calo sempre più evidente di quella europea e uno sviluppo esponenziale di quella dell’emisfero sud. Ma non è il luogo dove si produce il vino che lo preoccupa ma le logiche con cui lo si produce.
Non più la logica del terroir ma quella della varietà.
Il passato (cita i vari cru che ha scoperto nelle sue ricerche e spazia dai romani ai greci, dall’Egitto, a Israele, passando dalla Georgia, ritornando ai fenici) e il futuro sono nel terroir non nella varietà.
La qualità è una questione di carattere tecnologico, tutti sanno ormai fare qualità, ma è la tipicità l’essenza del vino e il terroir ne è l’anima.
Personale e originale – sebbene (purtroppo) intervallata da spiacevoli battute sessiste - anche la conduzione della degustazione condotta da un ospite della serata. Quattro malvasie di Candia aromatiche e quattro Gutturnio – tutti Colli Piacentini. Le malvasie sono state per me abbastanza incomprensibili. Un vitigno che non amo per nulla. Difficile eliminare l’aspetto soggettivo e valutare il vino. Metti poi che nella terza malvasia che mi è stata servita si sentiva la carbonica…I “Gutturni” sono stati piacevoli, divertenti. Sorprendente l’ultimo, dell’azienda La Stoppa, se si considera l’annata – 2002 – che per un Gutturnio è davvero tanto!
Un po’ scomposta la gestione della serata ma forse l’intenzione era proprio quella di mantenere il carattere amichevole dell’evento lasciando spazio all’improvvisazione.
Nota di colore: erano presenti i produttori piacentini. Alcuni di loro, molto cordiali peraltro, terminata la serata si sono girati verso la platea e sono rimasti sorpresi dalla quantità di “femmine” in sala.
Ne abbiamo ancora da fare di strada….
Varietà e territorio, tema interessantissimo che incontriamo sempre piu' spesso, pare che il futuro sia scritto, ha ragione Fregoni a essere preoccupato... E cosa succederà quando i vini cinesi invaderanno i mercati?
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