L'ultima visita a Firenze, avvenuta qualche settimana addietro, ha comportato come risultato il portare a casa 6 tipologie di Pecorino Toscano, parliamo di formaggio e non di quel vino, che hanno atteso la sera passata per essere soggette ad una degustazione in famiglia.
Organizzata la serata, invitati gli ospiti e preparato il gioco mi appresto a raccontarvi le regole.
Come potete vedere un piatto cosi composto, dal Pecorino Marzolino, il più chiaro perlato, in senso orario...
- Marzolino, Pecorino con stagionatura rapida e latte "primaverile"
- Seggiano, dalla media stagionatura e con concentrato di pomodoro in crosta
- Alla cera d'Api in crosta, con aggiunta di cagliata di gorgonzola
- Pecorino di Grotta, stagionato in grotte di tufo
- Pecorino Canestrato, con la cagliata messa a mano in forme create da giunchi con stagionatura lenta
- Pecorino di Fossa
e questi sono i vini con qui abbiamo provato ad accompagnare i nostri formaggi ovini
Anselmi, Capitel Croce 2007, da vitigno Garganega
Les Cretes, Cuveè Bois 2006, da vitigno Chardonnay
Testamatta, I Grilli del Testamatta 2007, Sangiovese
Chiaramonte Gulfi, Nerobufaleffi 2000, Nero d'Avola
il vino è stato decantato due ore prima per fondo molto consistente
Ed i giochi ebbero inizio.
Con il vino di Anselmi abbiamo provato in ordine cronologico il pecorino marzolino e quello di seggiano notando che la mineralità e freschezza riuscivano in parte a sopperire alla tendenza grassa del primo pecorino ma in modo inaspettato interagivano in modo più equilibrato con il pecorino di media stagionatura, il seggiano.
Il secondo pecorino, quello di seggiano, ha fatto da ponte per il vino di Les Cretes che ci ha accompagnato anche con il pecorino cagliato con caglio di gorgonzola (cera d'api), il terzo.
Il Cuveè Bois è riuscito in modo molto armonioso ad abbinarsi con il pecorino di seggiano, ma con un finale leggermente amarognolo con il pecorino a cera d'api che è stato la bestia nera della serata.
Introducendo il quarto pecorino, di grotta, si è provato a mantenere il Cuveè Bois e con incredibile stupore il vino accompagnava in modo splendido la stagionatura del pecorino di Grotta senza cedere nel finale.
Un continuo alternarsi di sensazioni dovute prima dal pecorino poi dal vino in un finale lunghissimo.
Il pecorino di Grotta è stato abbinato con il sangiovese di Testamatta e qui, l'abbinamento classico ha sortito i suoi effetti mantenendo una buona armonia per tutta la degustazione.
Il pecorino Canestrato, il quinto, con un'aromaticità spaventosa e con retrogusti davvero incredibili, si è scontrato con il sangiovese uccidendolo in un finale amaro e disarmonico.
11 anni di nero d'avola, Nerobufaleffi, con la loro morbidezza, con i loro tannini vellutati, con i loro profumi terziari ma sorretti da una freschezza invidiabile, a braccetto hanno retto il peso del Canestrato.
In un primo momento il vino sparisce dando spazio al ritorno del pecorino, ma coraggiosamente dopo qualche secondo il siciliano torna con tutta la sua "potenza" ed eleganza.
Ed è arrivato l'ultimo assaggio, un pecorino di fossa che potrebbe uccidere qualunque palato, piccantezza calibrata ma una potenza aromatica e olfattiva da veri esperti o appassionati.
Qualcosa che in pochi possono apprezzare, le facce disgustate non mancano, assaggiarlo in purezza + un suicidio.
L'armonia ha il nome di Fossa e Nero d'Avola, è lui il "decantato" siciliano che ci fa scoprire la qualità di questo formaggio cosi difficile.
é arduo in 10 minuti raccontarvi un gioco cosi complesso e divertente, perchè nel mentre sono stati fatti anche tutti gli incroci possibili alzando bandiera bianca con il pecorino a cera d'api che non ha trovato il suo abbinamento ideale, anche se a livello teorico sappiamo in futuro con cosa provare.
Con noia finale, la vostra, vi saluto.
M
Noia?? Il tuo racconto è fantastico! Mi sarebbe piaciuto esserci!!!
RispondiEliminaé stato molto divertente e didattico per le persone coinvolte che non erano ne esperte di vino ne di abbinamenti.
RispondiEliminaHo fatto le foto per farvi gustare visivamente questi fantastici pecorini.
Rieccomi qui. Innanzi tutto complimenti per le scelte di formaggi, vini e abbinamenti. Volevo aggiungere, senza però sembrare il maestrino dalla penna rossa (o dalla pancia grossa n.d.r.), un consiglio su un pecorino da non perdere: il blu delle Alpi Cozie. E'ottenuto da latte crudo ovino e salato a secco durante la stagionatura che dura circa 3 mesi. L'erborinatura è ottenuta mediante inoculo di Penicillium rocqueforti (in stile Rocquefort, quindi). E' uno dei pochi (probabilmente l'unico) pecorino erborinato italiano e merita assolutamente di essere assaggiato. Per l'abbinamento consiglierei muffati francesi (Sauternes, Montbazillac) o, meglio ancora dei muffati secchi come quelli dell'AOC Balzac. Interessante potrebbe essere anche l'abbinamento con rossi strutturati magari anche passiti per ammorbidirli un po' (Amarone, Sfursat) (PS: che ne pensate a riguardo?).
RispondiEliminaDue parole poi sul marzolino, uno dei formaggi italiani la cui storia si perde nel medioevo. Si tratta di un pecorino con caglio vegetale (ottenuto dal cardo)fatto questo che gli conferisce, cosi come nel Pecorino di Pienza DOP, una nota dolce e amara insieme.
Spero di non essere stato pedante e aspetto commenti critiche, insulti e quant'altro...
Augusto
E stiamo scherzando Augusto....????
RispondiEliminaEccolo qui il nostro onaffiano, io sono abbastanza gnurant in materia e quindi è stata una scoperta ogni assaggio di questi favolosi formaggi.
la cosa che posso sottolineare è l'estrema qualità di ognuno di questi, nulla a che fare con i pecorini che troviamo qui importati dalla toscana.
per i tuoi suggerimenti non resta che provare.
Ho un dubbio "teorico" o come il Bombe direbbe alla Albanese Pavese sul provare l'erborinato pecorino con dei rossi molto morbidi, ho paura che la grassezza del suddetto pecorino (penso in linea teorica,non conoscendolo che sia "morbido") non possa essere mitigata da una acidità non altissima dei rossi nominati da te, mentre nulla da dire con gli abbinamenti francesi da te proposti...
Un po il problema che abbiamo avuto con il pecorino con cagliata di gorgonzola in crosta di cera d'api, che avrebbe avuto bisogno di un vino ricco di acidità e probabilmente anche dolce, se non con una bollicina importante, ma qui stiamo andando a naso..
Grazie Augusto per il tuo intervento.
Ti farei una domanda che periodo hanno di conservazione suddetti formaggi?
Breve risposta: il blu è in realtà abbastanza piccante e poco cremoso (stile Rocquefort) appunto: puoi immaginarti una consistenza ancora un po' più "asciutta" di quella di un gorgonzola piccante. Credo quindi che, soprattutto lo sfursat con i tannini tipici del nebbiolo, dovrebbe stare bene, ma certo bisognerebbe provare.
RispondiEliminaCome tempo di conservazione intendi la stagionatura in condizioni ottimali o la conservazione del pezzo in frigo?
Ciao a tutti
Augusto
Grazie Augusto, bhe allora cercherò di provare, mi intriga l'accostamento!
RispondiEliminano intendo la conservazione in frigo del pezzo o della forma in frigo!
sia dal marzolino sia a quello di fossa...
Il fossa resiste bene mentre il marzolino, che di solito non è molto stagionato, tende a essiccare o fare muffe.
RispondiEliminaQuindi mangialo..
Ciao ancora a tutti
Augusto