lunedì 18 marzo 2013

Federico Curtaz: Libertaaaaaaaaaaa!

Federico Curtaz: Libertaaaaaa!
"Lasciate ai viticoltori la libertà di guardare avanti senza integralismi legati agli autoctoni."
La frase di chiusura dell'intervento dell'enologo Federico Curtaz (collabora con aziende di diverse regioni tra cui Liguria, Toscana e Sicilia) alla serata Ais di qualche settimana fa continua a ritornarmi in mente.
Forse era gia' nella sua scaletta o forse l'ha detta vedendo facce perplesse o nasi storti mentre parlava e faceva assaggiare  un touriga nacional in purezza prodotto a Dolceacqua dalla giovane azienda Altavia che si e' affidata totalmente alla creativita' del celebre enologo.
Prima di quella frase, confesso, mi stavo proprio chiedendo che senso avesse piantare in Liguria un touriga nacional. Ripercorrendo tutto il suo intervento mi sembra di aver capito che la scelta dell'enologo, al di la' di spingere la propria vena creativa fino a stupire, vuole essere un ennesimo accorato richiamo al concetto di terroir. In quella zona le caratteristiche del terroir richiamano quello delle zone del Portogallo dove il touriga da' il meglio di se'. E allora, per un attimo, si prova a dimenticarsi del Dolceacqua (che l'azienda comunque produce dopo aver rilevato le vigne dal mito Mandino Cane) e ci si spinge - come appunto sottolinea "l'amico" Curtaz - più avanti esplorando le potenzialità del terroir.
Fino a qui ci sto. La mia mente inizia un po' ad aprirsi. Anzi, gia' si era aperta assaggiando e apprezzando i vini della prima azienda presentata, i vermentino/viognier di Montepepe.
Ma quando si passa al sangiovese di Colle Santa Mustiola e con orgoglio ne viene esaltata la sua somiglianza ad un brunello o a un nobile allora il discorso cambia. Va bene la creatività dell'enologo ma nella mia mente un'apertura così ampia non ci sta proprio!




Inviato da iPad

2 commenti:

  1. Alla serata purtroppo non ho partecipato, peccato perché da quello che leggo ho perso qualcosa di interessante.
    Però la mia opinione ce l'ho ugualmente: un touriga nacional prodotto a Dolceacqua non si può sentire!
    Va bene la libertà, va bene la sperimentazione, va bene tutto... per quanto mi riguarda resto dell'idea che le varietà autoctone siano una componente fondamentale del senso del terroir, come ce lo insegna la Francia. Anche perché se davvero vale tutto, allora perché non considerare come un'opzione valida pure i vini prodotti per sintesi chimica, come raccontava l'amico Josko a proposito di un incontro fatto durante una sua visita in California...

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  2. La frase virgolettata quasi mi stava convincendo...Però no, niente da fare. Ritorno indietro. W gli autoctoni nel luogo in cui sono più vocati...

    L'AIS potrebbe talvolta organizzare delle specie di Tavole Rotonde mettendo a confronto relatori dalle visioni opposte...Ne nascerebbero riflessioni interessanti e didattiche...

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