domenica 17 febbraio 2013

Ribs: ottima carne a Milano, in zona Naviglio Grande...

Per una volta mi "stacco" - anche se non del tutto, in realtà - da recensioni sul vino per dedicarmi alla descrizione di una serata veramente piacevole in questo ristorantino aperto da poco in Via Lodovico il Moro, sul Naviglio Grande a Milano. Inizialmente aperto solo a pranzo, come bistrot, da qualche mese ha iniziato a fare anche apertura serale nel weekend.
E ve ne voglio parlare perché - ormai chi mi legge da un po' mi conosce... - mi piace dare spazio alle "storie" personali che stanno dietro il cibo e il vino, ai sacrifici che danno vita alle cantine ed ai ristoranti dove ogni tanto andiamo a spendere i nostri soldini... Perché la qualità ha il suo prezzo, ma a mio parere si spende più volentieri dove oltre a mangiare e bere bene si trova l'accoglienza e il sorriso di ragazzi che hanno avuto il coraggio di investire - di questi tempi - in un'attività del genere.
 
Sono stato al Ribs la sera del mio compleanno, il 1° febbraio scorso, su invito e consiglio di alcuni amici che mi volevano far provare un posto nuovo. Locale un po' difficile da individuare, anche perché su una via di grande passaggio, ma con diverse opportunità di parcheggio nelle vie laterali. 
Il locale è piccolo e raccolto (una ventina di coperti), forse un po' rustico, ma arredato in maniera simpatica e colorata: tavolini e sedie tutti diversi fra loro, pareti con mattoni a vista, tovagliette di carta stile ranch americano... 
La cucina a vista dietro una grande vetrata mi fa però subito pensare all'accento che il proprietario ha voluto mettere sulla scelta delle materie prime e sulla qualità dei piatti.
Vengo accolto con un sorriso dal proprietario e - sapendo della mia passione per il vino - subito accompagnato ad esaminare gli scaffali con le bottiglie in bella vista. Dati gli spazi ridotti, il numero di etichette non è enorme ma si tratta di vini interessanti, di ottima qualità e (scoprirò poi) con ricarichi veramenti onesti per la location. Ordino una tagliata di Angus alla fonduta di pecorino, che mi viene servita accompagnata da patate al rosmarino cotte al forno, dorate e croccanti come quelle che prepara mia mamma... La carne, abbondante e tenerissima, è cotta alla perfezione e si sposa perfettamente con la bottiglia: in barba ai vari prototipi toscani di sangiovese, non senza pressioni da parte degli altri commensali, abbiamo scelto una Rioja Riserva 2007 (100% tempranillo) di cui purtroppo non ho segnato il produttore. Un bel vino, ematico, ferroso, con un tannino e un'acidità in grado di tenere testa alla succulenza della carne...
Dando uno sguardo anche ai piatti che vedo servire in sala, noto meravigliosi tagli di carne (filetti, tagliate, etc.) oltre ad abbondanti hamburger serviti in maniera veramente interessante... Nulla a che vedere con un fast food, insomma! Ci sono poi diverse minestre di stampo toscano, oltre a primi delicati preparati con pasta artigianale trafilata al bronzo... E poi, tornando indietro, antipasti di salumi e formaggi ricercati...
Per finire, una superba crema catalana prodotta artigianalmente (freschissima!), sapientemente abbinata ad un IGT Umbria da uve grechetto, sauvignon blanc e semillon parzialmente botritizzate... E di questo ho recuperato anche il nome: Pourriture Noble dell'azienda Decugnano dei Barbi.
Per gli amanti del genere, ho scoperto che fanno anche il celebre "bunet" piemontese, squisito dolce che definire solamente "budino con crema di nocciole" non rende l'idea...
 
Che dire, se non fare un grosso in bocca al lupo a questo nuovo locale che, a mio avviso, merita veramente una visita...

sabato 16 febbraio 2013

100 vini per l'Emilia

Non sono nemmeno le 5 di mattina quando il mio cellulare inizia a lampeggiare e vibrare sul comodino. Mi sveglio di soprassalto e quando leggo sul display il nome del chiamante penso che qualcuno dei miei amici a Ferrara ha alzato un po’ troppo il gomito ed è in vena di scherzi telefonici, magari al ritorno da una serata in discoteca. Poi le chiamate continuano… Alla terza telefonata mi alzo di scatto ma stavolta è mia mamma a chiamare: con un brivido freddo lungo la schiena inizio a mettere in moto strani pensieri e appena rispondo sento i miei che con voce terrorizzata urlano parole sconnesse… “Terremoto”, “siamo scappati fuori”, “si sono ribaltati i mobili”… Poi cade la linea. Non so quante decine di volte ho tentato di richiamare. In quel momento ho capito cosa prova un genitore quando nel cuore della notte aspetta lo squillo o l’sms del figlio che rientra a casa, solo che stavolta eravamo a parti invertite. Avrei voluto urlare, scappare fuori, chiedere aiuto, ma ero ospite di amici, a Pescara, e tutti stavano dormendo beatamente.

Quello stesso pomeriggio - ironia del destino… - ero stato fra le rovine del sisma, vicino a L’Aquila, con questo mio amico che è un Vigile del Fuoco, commentando come dopo due anni non fosse stato ricostruito nulla: ancora macerie e desolazione. Cerco notizie su facebook: leggo di chiese crollate, di strade chiuse, di interi paesi isolati… Poi finalmente riesco a sentire i miei genitori, poi mio fratello e qualche amico: solo spavento, nessuna conseguenza seria se non qualche credenza con piatti e bicchieri “della festa” frantumati a terra.

La mattina dopo la passo davanti alla tv, come in quel lontano ma indimenticato 11 settembre di oltre 10 anni prima. Solo che stavolta le immagini non sono quelle di torri e grattacieli visti solamente nei film: stavolta c’è il municipio di Sant’Agostino con un buco in mezzo, come se gli avessero tirato un missile… Quanti “appostamenti” in motorino con gli amici, lì davanti, a 14 anni… Ad aspettare le ragazzine che - all’epoca lo sapevano tutti - erano le più carine dell’Alto Ferrarese, da Cento a Ferrara…

Una settimana dopo ero lì, a Mirabello, per cercare di dare una mano. Ritrovare vecchi amici e compagni di scuola dopo 10, anche 15 anni, tutti lì, in fila indiana, a sgombrare gli edifici del Comune facendo la “catena umana” con i documenti salvati dall’archivio. Un bellissimo momento per ridere e stare tutti insieme nonostante quello che era accaduto… E sentirsi veramente parte di una comunità che, forse, non avevamo mai saputo valorizzare a dovere. Purtroppo poi il lavoro, gli impegni, la vita ti riporta al “tuo” quotidiano e torni a leggere le notizie del paese solo tramite i social network.

Ma proprio da questo senso di frustrazione, lontananza ed impotenza nasce l’idea di “100 vini per l’Emilia”. Un sabato mattina, durante una lezione del “Corso di viticultura” organizzato dall’AIS Milano, passeggiando tra i vigneti dell’azienda “La Stoppa”, nel piacentino, lancio la mia proposta alla Delegazione, che accetta senza battere ciglio, dandomi “carta bianca” su come strutturare questo banco d’assaggio benefico.

Sono trascorsi mesi, cercando su guide enologiche nazionali e regionali, blog e siti internet delle aziende, frequentando degustazioni ed eventi locali, visitando direttamente le cantine ed i produttori, per trovare quelli più “interessanti”. Requisiti: piccoli produttori (sotto le 100mila bottiglie annue prodotte), emiliani (quindi da Piacenza a Ferrara, escludendo la Romagna), produzioni che valorizzassero i vitigni autoctoni o comunque la tipicità del territorio, una certa originalità nelle metodologie di vinificazione. E ovviamente, pur secondo il mio gusto personale, un adeguato livello di qualità (che spesso si è affiancato a prezzi davvero interessanti).

Abbiamo fatto una pubblicità martellante con tutti ciò che potesse essere di impatto ma gratuito: via mail, facebook o semplicemente con il passaparola; abbiamo caricato e scaricato casse e casse di vino, apparecchiato tavoli, lucidato bicchieri… Insomma, preparato tutto nei minimi dettagli per la grande serata del 23 novembre scorso.

Successo di pubblico e di incasso (alcune migliaia di Euro donate interamente in beneficienza al Comune di Mirabello, paese dove sono cresciuto, per la ricostruzione delle scuole materne ed elementari), eppure a distanza di qualche mese esatto i ricordi più vivi che mi sono rimasti sono stati quelli arrivati dalla “terra” e dal “vino”. Ricordo le facce e la voce perplessa dei produttori che, di fronte al mio invito a venire a Milano (!) per presenziare ad un evento, hanno iniziato a preoccuparsi di come trasportare il vino, della distanza, della strada, dell’ “Area C” e di come avrebbero potuto raggiungere la sede, dato che loro non amavano spostarsi dai loro “feudi”. Ricordo le loro mani callose e consumate dal lavoro in vigna, che allungavano con ritrosia per stringere la mia quando, dopo essermi presentato via mail o telefono come semplice acquirente interessato ad assaggiare i loro prodotti, svelavo il mio intento di valorizzare le loro produzioni. Ricordo soprattutto il tono dispiaciuto di chi non ha potuto venire di persona alla serata, perché già impegnati in altri eventi (peraltro sorpresi proprio di aver ricevuto ben 2 inviti a due eventi diversi sul vino, loro che di solito non erano abituati ad uscire dal territorio) o perché semplicemente sono contemporaneamente contadini / enologi / potatori / venditori / custodi della loro terra, che non poteva essere abbandonata in un periodo così impegnativo. Ricordo infine la luce nei loro occhi orgogliosi, quando la gente si accalcava al loro banco chiedendo di assaggiare i loro vini, facendo domande e soprattutto complimenti per prodotti che non si pensava essere così interessanti. Quella luce non era il semplice riflesso del pur sfavillante salone del Westin Palace: era qualcosa che veniva da dentro… L’orgoglio di una terra ferita ma che ha saputo rialzarsi in fretta dopo quanto accaduto e - aggiungo io - che deve imparare a valorizzare e tutelare di più i propri tesori, facendo del turismo enogastromico un pilastro della sua rinascita e del suo sviluppo.

Per una breve recensione della serata vi rimando alla pagina dedicata all’evento sul sito di AIS MILANO, che trovate cliccando sul link seguente:
http://www.aismilano.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1742:100-vini-per-lemilia&catid=1:recensioni&Itemid=277

Vorrei invece ringraziare tutti i produttori presenti con l’augurio e la volontà di ripetere presto un’esperienza di degustazione insieme:

· Podere Le Lame - Vernasca (PC)
· Croci Tenute Vitivinicole – Castell’Arquato (PC)
· Azienda Vitivinicola La Stoppa - Ancarano (PC)
· Azienda Agricola Denny Bini - Coviolo (RE)
· Azienda Acetovinicola Boni Luigi - Serramazzoni (MO)
· Tenuta Bonzara – Monte San Pietro (BO)
· Azienda Agricola Gradizzolo – Monteveglio (BO)
· Azienda vinicola Mattarelli – Vigarano Mainarda (FE)
· Acetaia Galati – Praticello di Gattatico (RE)
· Azienda Agricola F.lli Caretti – S. Giovanni in Persiceto (BO)

E parlando di degustazioni, con il 2013 vorremmo riprendere il filone delle degustazioni milanesi “ristrette” ma con vini “di nicchia”, autoctoni e difficilmente acquistabili in giro, che ho scovato girovagando qua e là per fiere, banchi d’assaggio e – ogni tanto – anche qualche bella visita in cantina… Stay tuned!!!

Arrivederci a presto quindi, ovviamente con un brindisi… Alla Vostra!!!

venerdì 8 febbraio 2013

Spumanti inglesi, i vini visagisti (Nyetimber all'AIS Milano)

Anno 1662.
Trentacinque anni prima che nella Champagne l’abate Dom Pierre Pérignon “inventi” il cosiddetto metodo champenoise (1697), in Inghilterra Christopher Merret nella sua opera Some Observations concerning the Ordering of Wines descrive un sistema per provocare deliberatamente la rifermentazione dei vini in bottiglia. Negli stessi anni la sua scoperta viene opportunamente completata, sempre in Inghilterra,  con l’invenzione e lo sfruttamento commerciale da parte di Kenelm Digby e Robert Mansell di un nuovo tipo di recipienti di vetro, in grado di sopportare la pressione di 6 atmosfere e oltre sviluppata durante la presa di spuma. Il metodo classico è servito.

Anno 2013.
Trecentocinquantuno anni dopo l’invenzione di Merret, Nicola Bonera presenta per l’AIS Milano una serata di degustazione di vini spumanti inglesi.

Finalmente.