venerdì 1 marzo 2013

La degustazione che vorrei

Una recente degustazione di Barolo all’enoteca Ronchi di Milano mi ha dato lo spunto per una riflessione sull’offerta di degustazioni di vino a Milano e su quello che sarebbero per me le degustazioni ideali.
Alla Ronchi abbiamo avuto una classica bella serata di degustazione: una presentazione didattica per iniziare, 6 ottimi vini (+ 2 extra) degustati sotto la guida di relatori competenti e piacevoli, un gustoso piatto in abbinamento, un ambiente rilassato e un pubblico abbastanza partecipe.
Alla fine ne sono uscito pensando “sì, ok, tutto molto bello, ma…”. Un tarlo ha cominciato a rodermi, il pensiero che mi piacerebbe qualcosa di nuovo, di diverso, di più.
Allora ho pensato di fissare i requisiti della mia degustazione ideale, con la speranza di stimolare una discussione e magari far diventare questo post un punto di partenza per un dibattito che sia fonte di ispirazione per chi propone le serate.

La degustazione che vorrei è fatta così:

·         è originale nella proposta dei vini
si basa sulla ricerca di prodotti insoliti, meno conosciuti o meno diffusi. Piccoli produttori, vini da Paesi remoti, nuove denominazioni… Con un minimo sforzo si possono inventare infinite varianti sul tema. E’ vero anche che ci sono vini che sono sempre garanzia di qualità e soddisfazione, proprio il barolo ne è un esempio, però alla fine è toujours perdrix!

·         è ricca di stimoli
oltre a bere del vino, si discute di temi attuali collegati ai vini in degustazione, per esempio si parla del significato dell’evoluzione legislativa sui prodotti biologici, del conflitto mondiale tra varietalismo e terroir, del difficile equilibrio tra le scelte commerciali e quelle sui valori, dell’impatto sulle scelte produttive collegati all’apertura dei nuovi mercati… credo che ci sarebbero infiniti temi caldi di cui provare a discutere, buoni anche per i neofiti, perché i temi che riguardano alimentazione e salute interessano a tutti. O ancora si può unire la degustazione del vino all’ascolto di musica, alla visione di immagini, alla lettura di poesie e brani di prosa… cercando di integrare le percezioni dei sensi e delle diverse fonti… insomma uscire dallo schema secondo cui per accompagnare la degustazione di un vino si possa solo parlare di quel vino.

·         è condivisa tra chi il vino lo beve e chi lo fa
le serate più coinvolgenti per me sono sempre state quelle con la partecipazione dei produttori, non c’è niente di più emozionante di bere un bicchiere di vino sentendo il racconto di chi dentro a quel bicchiere ci ha messo, spesso, tutta la sua vita. La cosa che a volte risulta difficile è riuscire a rompere il ghiaccio tra relatori e uditori, favorendo lo scambio reciproco di esperienze e di idee, troppo spesso queste occasioni di incontro vanno in parte sprecate perché la timidezza reciproca frena il dialogo. Qui diventa importante il ruolo degli organizzatori delle serate, che devono fare da ponte tra i due mondi facilitando la comunicazione. E magari si possono inventare qualche modo per stimolare la partecipazione, butto lì la prima idea che mi viene: chiedere a ognuno dei partecipanti di formulare per iscritto una domanda, girarle tutte al produttore-relatore e poi far votare tutti la domanda più interessante, con premio al vincitore (qui si entra nel punto successivo).

·         è divertente
cerca il coinvolgimento dei partecipanti stimolando gli istinti ludici e competitivi. Mi è capitato di partecipare a serate nelle quali l’assaggio dei vini si sposava a giochi e gare (distinguere gli spumanti italiani dagli champagne, riconoscere i film da ci erano prese le sequenze dove il vino era protagonista) che hanno scatenato una partecipazione veramente esaltata da parte di tutti. E alla fine c’era anche il premio per il vincitore: una bottiglia di vino. Una gara sulle domande, come quella di cui ho detto più sopra, prenderebbe poi i fatidici due piccioni con una fava: divertimento e contenuti. Basta scatenare la fantasia.


Cosa ne dite?
Com’è la degustazione che vorreste voi?

7 commenti:

  1. Mi piace questo tuo "manifesto della degustazione ideale", anche perché in molte cose mi ci ritrovo... Tuttavia, mi metto anche nei panni di chi sta "dall'altra" parte, ovvero di chi le degustazioni le organizza.
    E non lo dico tanto per dire: dopo l'esperienza "ristretta" e fra amici del Montevetrano, mi sono voluto lanciare in una nuova avventura, ovvero organizzare una degustazione in un ristorante, con un pubblico non selezionato.
    Anzi, mi piacerebbe fosse la prima tappa di un "giro d'Italia" condotto regione per regione, con abbinamenti cibo-vino delle eccellenze locali e - lato vino - con un chiaro sostegno a vitigni autoctoni e produzioni piccoli e "originali"...
    I problemi, ovviamente, vanno oltre il discorso logistico, perché in primis è necessario garantire una profittabilità all'evento (non tanto a me, ma a chi mette a disposizione locali, cucina e prodotti) ma mai a scapito della qualità. E poi fare una cosa aperta ad un pubblico non necessariamente di esperti implica dover gestire una certa variabilità delle persona che si ha di fronte, senza essere troppo tecnici ma nemmeno troppo semplici.
    Colgo quindi questa tua proposta per dirti come vorrei la mia degustazione ideale: esattamente come quella che stiamo cercando di mettere in piedi sui Navigli, al RIBS, il prossimo 7 marzo.
    Una serata sulla Campania con 4 vini e 4 piatti del territorio, dando spazio a vitigni semi-sconosciuti ai più come l'asprinio di Aversa, l'uva catalanesca (pendici del Vesuvio), il pallagrello nero ed il casavecchia, l'uva rilla (ischitana).
    All'AIS ci hanno sempre insegnato che la vera missione del sommelier è quella di pruomuovere la cultura del vino: credo che trasformarci da "utenti" del vino in suoi "comunicatori" sia un bel passo avanti verso una degustazione ideale.

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  2. Giusto, comunicare e' fondamentale. E chi resta dalla parte degli utenti ha il dovere di stimolare i comunicatori a fare sempre meglio. La mia missione e' questa! :-)

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  3. Mauro, sottoscrivo tutto!
    Se posso ne aggiungo un altro: la "leggerezza", il non "prendersi troppo sul serio".
    E qui arrivo anche a Davide e al tuo - se non ti offendi - eccesso di ricercatezza, di studio, di "didascalia".
    E' serio e professionale che ci si prepari e si studi se si deve fare da relatori, ma non mettiamoci in cattedra!
    Io personalmente sono stufa di tecnicismi, di solipsimsi, di definizioni, citazioni o ricercatezze esagerate.
    Sapete quanto io ami le iperboli di Bonera (un bianco che sa velo da sposa, un rosso che ricorda le tende del teatro impregnate del profumo delle signore...) e le amo proprio perchè sono così esageratamente impossibili, da strappare un sorriso...
    Chiaro che la tecnica è importante. Ma quando nel tuo pubblico ci sono persone che si avvicinano al mondo del vino perchè sono curiose, perchè gli piace, perchè vogliono godere di un piacere, a che pro esagerare con nozioni storiche (ndr: Plinio il Vecchio), dietrologie su aromi varietali o altre "pippe" che pochi capirebbero?
    Non voglio dilungarmi oltre. Spero nella sintesi, di aver trasmesso la mia idea...

    Quanto alle serate sui vini naturali, io prenoterei immediatamente!!!

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  4. Betty, sinceramente - e qui non offenderti tu - il tuo commento mi sembra un po' fuori fuoco...
    Credo dobbiamo tenere separate le degustazioni inter nos (scherzosamente e volutamente altezzose e infarcite di personalismi, proprio per gioco) da quella che vogliamo definire la "degustazione ideale".
    A mio avviso chi fa da relatore deve necessariamente essere preparato, per dare ssore a ciò che comunica. Poi sta nella sua abilità trasmettere valore aggiunto alla degustazione senza essere pesante ed eccessivamente tecnico, ma anzi coinvolgente e piacevole.
    Inoltre, dato che mi chiami in causa personalmente - e non capisco il motivo - è un peccato che tu non fossi presente a nessuna delle due serate sul Montevetrano: avresti visto che non c'era nessuna "cattedra", né tecnicismo o citazione storica. La degustazione è stata fatta coinvolgendo tutti i presenti (c'erano sia sommelier sia neofiti) in un clima assolutamente rilassato.
    Per farti capire cosa intendo, spero che pur saltando la Campania il 7 marzo, potrai essere dei nostri il 25 marzo per la serata Sardegna (motivo per cui sono al PC a quest'ora, a cercare vini e soprattutto produttori che abbiano una storia da raccontare e che non siano la prima cosa a caso che trovo in enoteca). Forse tutto ciò confermerà la tua tesi sul mio eccesso di zelo, ma io preferisco definirla una "passione diversa".

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  5. Fuori fuoco? E perché mai? Ho descritto la degustazione che vorrei.
    Quanto al resto e' solo il Betty pensiero, maturato leggendo quanto hai scritto.
    Questo e' uno spazio di confronto e in quest'ottica ho scritto il mio pensiero.
    In bocca al lupo per la degustazione. Prima o poi riuscirò a parteciparci!

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  6. Betty io sono superdaccordissimo sul tuo tema della leggerezza, viva la serieta' e abbasso la seriosita'!
    Pero' lasciami stare il Guido....
    :-)

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  7. Ahahah, lo sapete bene che di Plinio il Vecchio ne ho piene le tasche.
    Detto questo, gli riconosco anche molti meriti. Esprimevo solo un pensiero critico... :-)

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