domenica 24 giugno 2012

Vini campani: autoctono è bello... E pure buono! (1a parte)

In un tardo pomeriggio di un sabato di giugno a Civate (LC) è andata in scena un'interessante degustazione di vini campani, con alcuni vitigni e produttori difficilmente reperibili sulla piazza milanese, anche fra le enoteche più fornite.
Al grido di "beviamolo strano", accantono i nomi noti e altisonanti di Marisa Cuomo e Feudi di San Gregorio (pur ottimi, sia chiaro...) per dirigermi subito su alcune chicche. 

Inizio ovviamente con i bianchi, che qui in Campania trovo al top dei miei gusti personali come vini particolarmente adatte a queste sere estive.
Ritrovo l'asprinio di Aversa dell'azienda Grotta del Sole un piacevole e rinfrescante charmat sotto la calura estiva, mentre non mi hanno colpito diverse versioni spumantizzate di falanghina.
La sorpresa del giorno viene dell'azienda napoletana Cantine Olivella, vinifica in purezza vitigni come il caprettone (particolare selezione clonale di coda di volpe) ed il catalanesca. Quest'ultima era fino a qualche anno fa coltivata solamente come uva da tavola, prima di essere vinificata in purezza da quest'azienda nel loro Katà. I risultati sono davvero interessanti per l'armonia dei profumi di fiori e frutta gialla matura, la grande mineralità - data dai terreni vulcanici alle pendici del Vesuvio - ed una struttura che incentiva a tenere tranquillamente questo vino in cantina per alcuni anni... E, dulcis in fundo, grandissimo rapporto qualità/prezzo: siamo abbondantemente sotto i 10 Euro a bottiglia (a patto di trovarlo, però!!!).

uva catalenesca

la simpatica etichetta del Katà di Cantine Olivella

Proseguendo sui bianchi, interessante il Fontanavigna, un pallagrello bianco in purezza dell'azienda Terre del Principe (già a me nota per essere nella "galassia" delle aziende che si avvalgono delle consulenze enologiche del Prof. Luigi Moio).
Incuriosito, assaggio anche alcuni autoctoni ischitani, ma il picco qualitativo lo trovo presso il banco dell'azienda avellinese Villa Diamante, dove il fiano in purezza Vigna della congregazione - qui presentato nelle annate 2009 e 2010 - dimostra di meritare pienamente l'eccellenza dei "5 grappoli" ottenuti dalla guida Duemilavini AIS: colore dorato intenso (non filtrato, sosta un anno e mezzo in acciaio su fecce fini) e grande eleganza al naso con profumi di ginestra, agrumi, susina gialla, pesca e poi erbe aromatiche e mineralità; in bocca è rotondo, sontuoso nei suoi ritorni fruttati, ma sostenuto da un'ottima freschezza ed un'interessante sapidità, che creano un perfetta equilibrio con la struttura alcolica importante.

E ora, se pensate che in Campania esista solo l'aglianico come rosso degno di nota, non perdetevi la seconda di parte... Prossimamente, su questo blog... Alla vostra!!!

lunedì 18 giugno 2012

Montevetrano "a singhiozzo": verticale in due atti...


Sono passati quasi tre mesi da quel "pazzo" acquisto on-line: 9 bottiglie di Montevetrano, 9 annate consecutive dal 1996 al 2004. L'idea di tenermele è durata solo pochi giorni, per lasciare il posto alla voglia di condividere la gioia di aprire una serie di bottiglie così prestigiose.
Ed ecco allora un'idea ancora più pazza: mettere in piedi una serata fra amici ed appassionati (non più di una decina) per mettersi alla prova e degustare insieme.
9 vini in una sola serata sarebbero stati troppi e così ecco il "singhiozzo": una verticale in due serate ad annate alterne, prima le dispari e poi le pari...
Grazie all'aiuto di amici volenterosi (Matteo, Silvia, Adry, Gabriella), per un paio di sere ho potuto "giocare" a vestire i panni di relatore, in un viaggio meraviglioso fra le sfumature di questo straordinario vino campano, un IGT Colli di Salerno così composto: 60% cabernet sauvignon, 30% merlot, 10% aglianico.
In molti fra coloro che leggono mi hanno chiesto di raccontare del vino, ma stavolta credo davvero che quello che vi siete persi questa volta non lo troverete in una di queste 9 bottiglie.
Prima serata fra amici, con vini grandiosi, che fila via liscia. Tutto "perfettamente perfetto", alla faccia del "relatore" un po' teso e ingessato. Già mi frullano in testa idee per fare altre serate, perché alla fine - dico a me stesso e ai ragazzi - non sembra così complesso. 
La seconda serata invece nasce male fin dalle prime battute: prima il rinvio per il maltempo, defezioni varie per i motivi più disparati, l'arrivo di una platea inedita, qualche bottiglia che appare un po' sottotono, presentazione powerpoint che mi si inchioda (anche se l'ho camuffata bene andando a braccio)... Forse avevo sottovalutato alcuni aspetti, forse non siamo (o "non sono", dato che ho voluto testardamente insistere sulla doppia serata) all'altezza di preparare eventi del genere. Vedo la gente "educatamente" contenta, ma forse non mi sembra abbastanza. Mi sento come quando da bambini si fanno le recite a scuola (quelle cose che aspetti e prepari per giorni...), guardi i genitori fra il pubblico e tutti applaudono... Ma ora che ho qualche anno in più, forse comincio a realizzare che quell'applauso o quel sorriso siano dovuti, più che sentiti...
Poi, per un attimo, i riflettori si spengono. E senza le luci, spariscono anche le ombre... 

Mi estranio per un attimo e torno a capire che la magia del vino è tutta nella sua semplicità: 10 persone, molte delle quali mai viste fra loro, riunite intorno ad un tavolo su di una terrazza rinfrescata da una leggera brezza con un bicchiere in mano. Improvvisamente realizzo che in quelle due ore ci siamo dimenticati di essere a Milano, dello stress accumulato durante una lunga settimana di lavoro. Perfino la bottiglia (1 su 5) che sa un po' di tappo diventa un caso didattico, il metro di paragone per gli altri vini che ogni 10 minuti offrono nuove sfumature e sensazioni. Forse la bellezza di questa seconda serata sta tutta nel suo non essere "perfetta"... E nel sentirsi dire, da qualche "nuovo sconosciuto amico", che quello che non ha dato il vino l'ha trasmesso la passione di un bellissimo gruppo, quello con cui spero di organizzare presto un'altra serata... E chissà, magari sui riesling della Mosella o sui rossi dell'Etna. E magari ci sarete anche voi... In ogni caso, sempre e comunque in alto i calici e... Alla vostra !!!

sabato 9 giugno 2012

L'eccellenza ligure parte II - Francesca Bruna: un'altra donna senza trucco

Fa molta tendenza di questi tempi parlare delle donne del vino e qui, a Ranzo, un piccolo paese vicino ad Albenga dove sembra che il tempo si sia fermato agli anni '70, ce n'è una davvero speciale.
E' Francesca Bruna, che insieme al marito porta avanti il lavoro iniziato dal padre Riccardo (U Baccan, il Capo).

Avevamo bevuto il prodotto di punta dell'azienda - U baccan, appunto- in una "chicchettosa" trattoria qualche anno fa.
Pensavamo di trovare una cantina più moderna, considerate anche le belle etichette dalla grafica innovativa. Stentiamo invece a riconoscerla dall'esterno dato che l'ingresso non è altro che quello di una casa...adiacente al negozio di commestibili, come ci indica una gentile signora del posto.

Ma dov'è la cantina?

Della porta di ingresso ci dimentichiamo subito.
Francesca ci aspetta e ha preparato l'incontro con attenzione.
Prima di scendere in cantina, Francesca ci mostra due recipienti in cui tiene con orgoglio i campioni dei suoi terreni.  L'argilla azzurra dove nasce il Maje' e l'argilla rossa, su cui crescono le vigne del Le Russeghine.  Terreni diversi, stesso vitigno, il pigato.

Le argille di Francesca

Chi ci conosce sa che basta questo per stuzzicare la nostra curiosita' e con piacere ci facciamo portare da Francesca in cantina.
L'assaggio dalle vasche ci permette di cogliere appieno le differenze tra i tre diversi pigato prodotti dall'azienda:

- il Maje', argilla azzurra, 12 ore di macerazione, solo acciaio.
- Il Russeghine, argilla rossa, 36 ore di macerazione, solo acciaio,
- l'U Baccan, un mix tra le due argille con prevalenza di quella rossa, 24-36 ore di macerazione, affinamento in parte in tonneau di acacia, che da' al vino una dolce rotondita' senza marcare troppo.

La mineralita' dell'argilla rossa spicca nel Le Russeghine, che Francesca definisce il vino della tradizione e che per Duemilavini quest'anno ha avuto la meglio su U Baccan.
Completiamo la degustazione con il sorprendente Pulin, 70% granaccia, 30% Syrah e Barbera.
Qui ritroviamo il rovere in affinamento ma in bocca e al naso non si avverte. Il profumo e' elegante e complesso con toni fruttati e quel leggero richiamo alla cipria che tanto mi piace. In bocca non delude. Da provare.

La degustazione con Francesca

Francesca ci saluta ringraziandoci per la visita. Ci dice che e' un piacere ricevere appassionati per poter raccontare il proprio lavoro, la propria vita.
Grazie a te, Francesca. La visita di oggi entra a pieno titolo tra quelle da ricordare.

giovedì 7 giugno 2012

Il triangolo del vermentino

Westin Palace in "pompa magna" il 4 giugno scorso per il banco di assaggio "ORO Vermentino" organizzato da AIS Milano, compreso un interessante seminario condotto dal Presidente AIS Nazionale, Antonello Maietta. Tre le regioni italiane rappresentate (Liguria, Toscana e Sardegna) più un produttore della Corsica, con 27 aziende presenti ed oltre 70 referenze di vermentino in purezza.
Inizio da ciò che conosco meno, dedicandomi alla Liguria... ed è subito centro!
Segnalo solo i top, in ordine di gradimento: Le Serre 2009 dell'az. Lupi di Imperia (solo acciaio, leggermente speziato, con un ritorno di erbe aromatiche ed un'incredibile persistenza); Vermentino 2011 dell'az. Ottaviano Lambruschi (trionfo di note agrumate, resina di pino, erbe aromatiche e finale di mandorla amara); Vermentino 2009 dell'az. Bio Vio di Albenga (nota per il suo pluripremiato pigato, ma vi assicuro che anche questo non scherza); Vermentino "Etichetta Nera" 2011 dell'az. Lunae Bosoni (Colli di Luni).
La curiosità mi induce ad assaggiare anche il vino corso, dato che non si trova fuori dall'isola: Vermentino 2011, az. Domaine de Granajolo (certificata biologica dal 1987, con sede nella zona di Porto Vecchio), piacevolissimo e fresco, sui 7-8 Euro comprato in loco.
I campioni assaggiati hanno ormai passato la doppia cifra... La Toscana - volente o nolente - la snobbo un pochino... Molte aziende della Sardegna le ho già incontrate al Vinitaly... Giusto il tempo di salutare gli amici cagliaritani dell'az. Pala (quelli del "mio" bovale) e provare l'ottimo rapporto qualità-prezzo del loro vermentino base, I Fiori (sui 5-6 Euro), ed il cru Entemari.
Sarà che l'estate è in arrivo ed ogni giorno mi sto "milanesizzando" sempre di più, ma dopo quasi due anni forse è giunto il momento di fare un salto in Liguria... E non solo per il mare!
Alla vostra !!! 

mercoledì 6 giugno 2012

L'eccellenza ligure parte I - l'Ormeasco che batte il Barolo

Parola di Alex Berriolo, enologo dell'azienda Lupi.

Eccoci da Lupi!

L'Ormeasco ("cugino" del Dolcetto), che a una recente degustazione alla cieca si e' posizionato davanti ad alcuni rinomati baroli, e' il Braje, 30 % affinato in barrique per 24 mesi.

Alex ci accoglie in cantine

Assaggiamo insieme a Alex il 2007 e, sentendoci subito a nostro agio, abbiamo la possibilità di esprimere liberamente il nostro parere.
I sentori di vaniglia sono ancora in evidenza (un po' troppo secondo noi) e in bocca spicca l'alcolicità (14-15%). E' un vino da dimenticare in cantina ancora per un po'.

Più pronto decisamente l'Ormeasco base (2010) in cui ritroviamo la piacevolezza del Dolcetto.
Alex ci accompagna nella degustazione e bonariamente si rammarica ricordando che ristoratori e clienti richiedono sempre l'ultima annata prodotta con il rischio di bere un vino spigoloso che non rappresenta la filosofia e l'impegno di chi lo produce perché non ancora pronto.
Dopo solo un anno sarebbe perfetto, ma tante bottiglie non fanno in tempo ad arrivare alla giusta maturazione.

Il Bombe e la "Bombina dagli occhi belli" degustano in relax l'Ormeasco
Oltre all'Ormeasco (anche in versione Sciac-tra') la gamma dei vini di Lupi e' ampia:

- pigato in più versioni - dal base "territoriale" fino al rinomato Vignamare prodotto con una selezione di vecchie vigne dai 50-80 anni con rese bassissime e affinamento in barrique,
- vermentino, in due versioni, il territoriale e il Serre,
- un rossese di dolceacqua prodotto creando  un assemblaggio di vini di diverse cantine, selezionati ogni anno da Alex e Massimo (Lupi, proprietario) facendo il giro di tutte le cantine con l'obiettivo di creare il "vero rossese tradizionale" (quello che profuma di rosa appassita, ci spiega Alex),
- un passito di pigato - il Passiu da Vinsa, (appassito sulle vinse, graticci di canne) che non viene pero' più prodotto da anni perché poco commerciabile dato che il risultato non e' paragonabile a quello dei passiti siciliani. Il "dolce" lascia infatti  spazio a un'acidita' spiccata che lo rende un passito "anomalo".

Ultima curiosità: anche con Alex, come ci capita ormai di frequente durante i nostri incontri, si parla di tappi. Abbandonato il sughero (troppe bottiglie ritornavano in cantina) per un po' di anni si sono scelti dei tappi particolari, prodotti da un'azienda italiana che ultimamente hanno iniziato pero' a dare qualche problema.
Ora sui vini base un nuovo prodotto ma sugli altri vini si ritornera' al sughero, con la speranza che prima o poi il mercato inizi ad accettare i tappi a vite, i migliori in assoluto.

I tappi speciali e il ritorno al sughero
L'Ormeasco come concorrente del Barolo o del miglior Dolcetto delle Langhe (quello di Dogliani, secondo me) non mi ha ancora convinto ma confesso che e' stato il mio primo assaggio di questo rosso di Liguria, che sicuramente riproverò.

Che ne dici Madda? Lo riproviamo questo Ormeasco?

Love is wonderful and ageless

Mi perdonerete se invece di raccontarvi dei dettagli tecnici di una degustazione vi racconterò della magia di una serata in cui il vino fa accadere cose che riempiono il cuore...

Si perchè vini speciali, fatti con amore, con passione, come certi cibi spesso narrati in molti film, creano quall'atmosfera unica contagiosa... E quasi come per magia, le labbra si stendono in un sorriso incontenibile, il cuore si riempie di gioia, la mente perde la sua lucidità e fa credere che le barriere non esistano...in nessun campo.

E' l'emozione che mi ha creato stasera la verticale organizzata da Wine Tip sul Cervaro della Sala (chardonnay e grechetto).
In degustazione il 2006, il 2004, il 2001 e il 1998.


Così emozionanti - tutti - da non sapere, a fine serata, quale eleggere come preferito.

Ma sono le vibrazioni e le emozioni palpabili che "serpeggiano" tra il (ristretto, come si addice alle grandi occasioni) pubblico che mi hanno lasciato il segno.

Che, senza un vino così, non sarebbero mai state possibili.
Mi ha stregata!


Ps. Davide e Mg mi aiutino sui tecnicismi, se lo desiderano, o con qualsiasi altro dettaglio su una serata, che rimarrà negli annali delle mie degustazioni!

....anche questo un vino di Renzo Cotarella. Non sarà che quest'uomo ha davvero un tocco magico? Questa serata è capace di eguagliare solo la verticale di Tignanello a cui assistetti qualche anno fa condotta proprio dall'enologo in persona!

sabato 2 giugno 2012

Un giorno in Roero

In modo del tutto casuale, sono finita in Roero.
La scusa era utilizzare una smart box prima che scadesse e la destinazione non l'ho scelta io, ma una volta inviatata ho scelto l'azienda da visitare.

E così, dopo aver consultato Duemila Vini e provato a contattare un paio di aziende, prendo appuntamento con la signora Daniela nell'azienda Angelo Negro.

Producono 20 tipologie di vini, ma a me interessa il Roero: Arneis e Nebbiolo e così trascino la mia amica - del tutto a digiuno da questo mondo - a Monteu Roero.

L'azienda, la casa, il panorama e i 60 ettari di vigna sono spettacolari.... Inutile descriverle, meglio mostrarvi direttamente le foto..

Il panorama (e le vigne) dal piazzale della casa
L'azienda (e casa)
  




























Le vigne di Roero



















Ci colpisce immediatamente la pulizia, l'ordine, il rigore e la pace...
L'appuntamento con il ragazzo che ci accompagna nella visita guidata è alle 14. Partiamo subito dalla cantina di vinificazione dove enormi serbatori di acciaio, alcuni vuoti e alcuni ancora pieni di vino, si stagliano in un capannone moderno, automatizzato e pulitissimo.

Il ragazzo che ci accompagna è un dipendente, giovane, davvero "devoto" che però ha ancora un pochino da imparare su come fare una visita guidata, ma ciò non ci impedisce di fargli mille domande alle quali risponde con competenza.

La zona più affascinante della cantina, che è stata rifatta completamente circa 4 anni fa, è la barricaia e la sala dove ci sono botti e barrique, ricostruita tutta con mattoni dell'epoca della fondazione dell'azienda agricola (1670...) dove si respira davvero il fascino dell'antico nonostante sia di recente fattura.

le barrique di rovere francese
le botti e chiara
Impressionano comunque la pulizia e il profumo, ci sarebbe da farci un salotto in questa cantina tanto è accogliente e confortevole!

E' però giunta finalmente l'ora della degustazione in cui - nonostante i più di 20 vini presenti nella gamma - io ho già scelto sarà completamente dedicata al Roero (Arneis e Nebbiolo).

Assaggiamo dunque:


Perdaudin, 100% Arneis, affinato per 6 mesi in acciaio con battonage.
Sudisfà, 100% nebbiolo, affinato 24 mesi in botti di rovere francese, 1/3 nuove.
Prachiosso, 100% nebbiolo, 18 mesi in legno. 50% botti di rovere, 50% tonneaux.












Perdaudin Passito, 100% Arneis affinato 18 mesi in barriques francesi.













Qualche nota di ciascuno di loro:
  1. Perdaudin (2011): profumato al naso, inteno e complesso in bocca. Scopro che invecchia molto bene e dopo 8-10 evolve assumendo sapidità, minerali, toni erbaci e talvolta, pietra focaia...
  2. Sudisfà (2004): è davvero incredibile l'equilibrio e l'armonia di questo vino... 
  3. Prachiosso (2009): un tannino ancora un po' aggressivo in prima battuta (sarà che è giovane...), ma ottimo dopo un pezzo di grana!
  4. Perdaudin Passito: al naso sembra moscato - che è quello che normalmente accade dopo l'evoluzione in legno, ci dicono. Peccato che alla fine spicchi troppo la nota alcolica che è un po' eccessiva...
Alla fine ce ne andiamo con il nostro vino acquistato e anche con quello regalato e dopo più di 2 ore di chiacchere e racconti con il ragazzo che ci ha accompagnato.

Mi è venuta quasi voglia di assaggiare qualcos'altro della gamma, mi sa che se torno in Piemonte ripasso a trovarli!