venerdì 27 luglio 2012

Around the world 1 - Bodega Colome', la vigna che tocca il cielo

In queste rilassanti giornate milanesi, archiviati per qualche tempo i viaggi in mete lontane, riaffiorano i ricordi di estati passate. Da un po' di giorni mi ritornano in mente le immagini di una delle aziende vitivinicole più spettacolari mai viste.


Siamo in Argentina, nella provincia di Salta, ai piedi della cordigliera delle Ande. Più precisamente nell'alta valle di Calchaqui, a circa 2000 metri sopra il livello del mare.


Bodega Colome', di proprietà della famiglia elvetica Hess, che ha rilevato l'azienda nel 2001. Per arrivarci abbiamo percorso, dalla strada principale, una trentina di chilometri di sterrato incontrando solo giganteschi cactus, i cardones. E' incredibile che si possa produrre vino da queste parti.


E' invece e' tutto vero. In mezzo al paesaggio desertico, ad un certo punto si apre una vera e propria oasi e il terreno si ricopre di vigne. La tenuta e' splendida. Non resta che entrare.


Siamo tra le vigne più alte del mondo. Arrivano fino a 3000 metri di quota, solo in Tibet, forse, si trovano vigneti più in alto. Siamo emozionati. La realtà qui supera ogni aspettativa.


Proseguendo la visita niente ci sembra poi cosi impossibile. Le condizioni climatiche sono buone, la temperatura non supera mai i 30-35 gradi, c'è sempre una buona ventilazione e l'altitudine elevata contribuisce all'ideale concentrazione di polifenoli senza compromettere l'acidità.


Degustiamo i vini sotto un meraviglioso porticato con vista sulle vigne, accompagnati da salumi e formaggi.


I vitigni tipici della zona sono due. Il Torrontes, un vitigno a bacca bianca che - riporto letteralmente il commento di Mauro al primo assaggio - "sembra un moscato secco, in Italia avrebbe un gran successo!". Il Malbec, che non ha bisogno di commenti. I vini degustati (con indicazione dei nostri abbinamenti): Torrontes, da omonimo vitigno, 13,7% alcol, di gran lunga il più elegante tra tutti quelli assaggiati in zona, abbinato con queso. Misterioso, sauvignon blanc semillon e Torrontes,13% alcol, in cui spicca il naso vegetale, su tutti la foglia di spinaci. Ottimo, più che con il Torrontes in purezza, l'abbinamento con il formaggio. Malbec,15,7%, da vigne sopra i 2000 mt, risulta leggermente meno fresco delle aspettative ma con gradevole persistenza e corretta tannicita'. Abbinato a fiambres della Bodega.


Infine, sul primo gradino del podio, Amalaya, da uve Malbec, 14% alcol. Abbinato con cardero con calabaza. Non mi perdo in chiacchiere. Trascrivo semplicemente il commento di Mauro appuntato sul mio taccuino di viaggio: "il vino che ti aspetti di trovare in un film di Sergio Leone". Per chi ama il vino, il pellegrinaggio una volta nella vita in questo posto dovrebbe essere d'obbligo. Andateciiiiiiiiii!!! E se poi, come noi, dopo la visita in azienda,ci si trovera' improvvisamente catapultati in una festa di paese (eravamo gli unici stranieri!), si capira' che giornate così rimarranno per sempre impresse nel libro della vita!

lunedì 16 luglio 2012

Verdicchio forever. Nel vino l'abito non fa il monaco!

Abbiamo seguito le indicazioni del navigatore ma, confesso, arrivati in questo cortile, tra roulotte in disuso e motorini a terra, credevo proprio di aver sbagliato indirizzo.

L'indirizzo pero' e' quello giusto e lo conferma subito l'arrivo di Lucio Canestrari, titolare dell'azienda Fattoria Coroncino.

La cantina, non ce ne voglia Lucio, segue un po' lo stile del cortile ma ciò che attira subito l'attenzione e' la quantità di premi vinti.
E, precisa Lucio, tutti i suoi vini, a turno, prendono i punteggi più alti di tutte le guide. Non un prodotto di punta e di nicchia, quindi, ma tutto il lavoro dell'azienda raggiunge i massimi livelli ogni anno.

Chiediamo a Lucio il segreto. Nessuno, ci dice. Solo lasciare lavorare la vigna e non fare sciocchezze in cantina. Unica regola fondamentale: il buon senso e il rispetto della natura senza etichettature. 

Ottimi tutti i Verdicchi: assaggiamo il Coroncino, il Gaiospino, (il Bacco, ahinoi, era finito!) e il Gaiospino fume' (mosto di uva gaiospino posto a fermentare in botti di rovere e lasciato maturare sui lieviti per due anni).
Da ricordare anche il passito, il Bambule', 100% Verdicchio con appassimento delle uve in pianta. Curioso lo Stacacio, uve Verdicchio incrocio Bruni (VerdicchioxRiesling).


Lucio e' un personaggio, schietto e simpatico. La visita e'stata divertente anche se ce ne andiamo un po' confusi.  E' realmente tutta una questione di terroir o Lucio non ha voluto svelarci i suoi segreti?

Verdicchio e non solo. I sentori della Borgogna

Si respira aria di Borgogna quando si entra nella sala dedicata alla degustazione da Bucci.

Vecchie bottiglie (rigorosamente vuote!) di vini della zona più vocata della Francia sono sparse ovunque.
E' questo il biglietto da visita di Ampelio Bucci, manager sulla piazza milanese, vignaiolo per passione.

E la scelta di produrre solo 10.000 bottiglie di Verdicchio Riserva (su untotale di 120.000 di produzione totale annua) e di metterlo in commercio dopo cinque anni (ora e' in vendita il 2007) la dice lunga sullo stile aziendale della famiglia Bucci.
Non si e' ceduto alla seduzione della barrique e il legno grande, ci spiega Stefano il Cantiniere, ha bisogno di tempo.
Ed eccolo il Verdicchio che volevamo assaggiare! Per noi il top tra quelli degustati.  Da non sottovalutare anche il Classico Superiore, che consigliamo di avere in cantina! Ma qui non c'e' solo Verdicchio.
Ci stupisce il Rosso Tenuta Pongelli, un Rosso Piceno, 50% Montepulciano e 50% sangiovese.
Naso piacevole e complesso, perfetto corrispondenza in bocca. Un bicchiere non basta e ti rimane la voglia di riprovarlo, meglio se a cena, insieme al gruppo.

L'azienda ci ha convinti! Segnatevi il nome e non perdete l'occasione di assaggiare qualche loro vino se vi capita!

Ancora Verdicchio....Italiani? Stranieri in Italia!

E' questa la prima sensazione provata appena entrati da Vallerosa Bonci, un'azienda di Cupramontana che produce il verdicchio in tutte le versioni, dallo spumante metodo classico al passito, passando dal Classico Superiore San Michele, anche quest'anno 5 grappoli.

A seguire la visita guidata da Paolo eravamo gli unici italiani!!! Olandesi, belgi e americani i nostri compagni di visita. E ragazzi, basta con questa idea che a capirne di vino siamo solo noi e i francesi!!! Questi ne sanno, eccome!!! E sono anche più furbi di noi!
Non e' la prima volta che mi capita di sentire che sulle tavole dei ristoranti all'estero ci sono tutte le vecchie annate dei nostri vini, rossi e anche bianchi.
Da noi, invece, i produttori dicono che o si vende l'ultima annata o niente!
Così, spesso, oltre ai vergognosi ricarichi dei vini ai ristoranti, ci troviamo a bere vini ancora giovani mentre i tanto denigrati americani se la spassano con vini "pronti a puntino"!!!

Ritornando a Bonci, da lodare l'idea di organizzare la degustazione direttamente in vigna con assaggi di prodotti locali...idea (ad un onesto prezzo di 5 euro, abbuonati se poi si acquista) che - ci dice Paolo - piace tanto agli stranieri. Beh, devo dire che l'idea e' piaciuta tanto anche a noi!





Prima della degustazione, interessante e piacevole il giro in cantina, sorseggiando il verdicchio metodo charmat. Le vasche di cemento, qui come in altre cantine visitate, la fanno da padrone di casa, come detta la tradizione di questa terra.

Unica perplessita' della visita. Paolo ha esaltato la bassa densità delle piante come indice di qualità del vino....ma non dovrebbe essere il contrario??



Con Pinne, fucile e occhiali...un immersione nel Verdicchio

Verdicchio dei Castelli di Jesi, una denominazione che avevo memorizzato per l'esame senza conoscerla realmente e ora che mi trovo a Monteroberto, in piena zona Castelli di Jesi, ho la possibilità finalmente di provare sul campo questo bianco marchigiano in tutte le sue versioni.

Abbiamo scelto come base lo splendido agriturismo dell'azienda Poggio Montali e da qui la vista lascia senza fiato.

lo splendido panorama che si ammira dall'azienda Poggio Montali

Carla ha lavorato molti anni a Milano, poi l'ispirazione e il cambio radicale di vita.
Ha rilevato una vecchia cantina e ha iniziato a fare vino.
E' fiera e soddisfatta della sua scelta e altrettanto orgogliosa di far parte dell'Associazione Donne del Vino delle Marche.
All'Associazione aderiscono tutte le donne che si dedicano in vari modi a promuovere la cultura del vino. Non solo produttrici, quindi, ma anche ristoratrici, enotecarie sommelier e tutte coloro che diffondono la filosofia del bere bene.

Iniziamo subito con i primi assaggi. Il Verdicchio Poggio Montali e' l'ideale come apripista per questa nostra immersione verdicchiesca e si sposa divinamente con le tagliatelle fatte in casa da Donna Rosy condite con sugo di zucchine del suo orto! Che l'immersione abbia inizio!!

luna rossa sulle colline di Monteroberto

sabato 7 luglio 2012

Enocratia - il governo del vino

Finalmente ce l'abbiamo fatta!
Abbiamo bevuto un bicchiere di prosecco (beh, più d'uno...) in questo locale milanese che più volte avevamo nominato.

L'occasione è stata la serata sul Prosecco organizzata da Enocratia - appunto - e alla quale partecipava anche il mio amico Maurizio Donadi con il suo "Colfondo".

La serata PROsciutto-PROsecco e FIchi si è tenuta giovedì 5 luglio e l'invito recitava "In compagnia degli amici Carolina, Maurizio e Andrea, aperitivo per far Fondo! 4 calici e buffet no stop dalle 19:30 alle 22:30 a 15euro... e per non sbagliare, PaoloCalandrino&Friends ce la suonano dal vivo!!! Serata da non perdere!!! Vi aspettiamo!"

Maurizio è stato il mio compagno del corso di potatura organizzato dalla Maestri Potatori Simonit e Sirch, è un vero potatore oltre che (soprattutto) un enologo e un produttore.





Il vino in degustazione è un Prosecco "sui generis": non la classica bollicina veneta che in fondo va bene come aperitivo ma non riesce a competere per struttura e carattere alle altre bollicine, ma un prosecco detto "colfondo" perchè ha una seconda rifermentazione in bottiglia con i lieviti ma non subisce sboccatura.

Naturalmente abbiamo approfittato della presenza di Maurizio per farci raccontare anche dei Vini Naturali di cui è un esponente di spicco nel panorama vitivinicolo del Nord Est e così siamo rimasti avvinti dalla passione con cui ci ha raccontato perchè Bio non necessariamente è garanzia di naturalità, e come lui ha tolto tutta la chimica dai suoi vini (che durano comuqnue nel tempo!)

Quando organizziamo una gita in Veneto?





 

mercoledì 4 luglio 2012

Vini campani: autoctono è bello... E pure buono! (2a parte)

Dove eravamo rimasti?!? Ve lo ricordate o vi serve un indizio? Siamo su "quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno"... No, non siamo ne I Promessi Sposi... Ma a Civate (LC), ad assaggiare i vini autoctoni campani! E stavamo per passare ai rossi, con la promessa di regalarvi qualche spunto che non fosse il "solito" aglianico...
Partiamo dal pallagrello nero, rigorosamente in purezza: prima provando il base 2009 dell'azienda Vestini Campagnano e poi, ritornando da Terre del Principe, si sale ad ottimi livelli con l'Ambruco 2009, sorprendente per struttura e per una persistenza davvero incredibile su note di liquirizia e ginepro, tanto che - ahimé con grande sacrificio... - sono costretto a fare una pausa ricorrendo agli assaggi di formaggi brianzoli... 
Proseguo la mia ricerca di stranezze imbattendomi nel Marsiliano 2008, un IGT Campania prodotto nella zona dei Campi Flegrei dall'azienda La Sibilla, che da alcuni anni si batte per la sperimentazione e la riscoperta di antichi vitigni autoctoni. In questo vino, ad esempio, troviamo un uvaggio a base di marsigliese (70%), olivella (20%) e piedirosso (10%). Il naso minerale rivela il suolo vulcanico, con richiami ferrosi - quasi di sangue e ruggine - e di terriccio bagnato, cedendo nel finale il passo a note floreali di rosa e geranio a fine maturazione, quindi a cespugli di macchia mediterranea. In bocca sorprende per la grande finezza ed eleganza del frutto, anche grazie ad un tannino che si percepisce leggermente in sottofondo, ben levigato dall'uso della barrique.

Marsiliano 2008 - Azienda La Sibilla (Campi Flegrei) 

Scorgo quindi un banco con il "mio" Montevetrano, ma sorseggiare il 2009 si rivela un infanticidio... A fianco, però, trovo un altro jolly targato Colli di Salerno IGT: Borgo di Gete 2008, vinificato con uve tintore (100%) dall'azienda Reale, un produttore "bio" della zona dei Monti Lattari, in Costiera Amalfitana. Il colore, di un purpureo intensissimo, giustifica pienamente il nome del vitigno, suggerendo, anche al naso, una spremuta di more, mirtilli, viole, con una spruzzata finale di pepe nero. Grande consistenza e pienezza in bocca, che richiama la frutta chiudendo con grande persistenza su note di cioccolato fondente e tabacco dolce da pipa. Pochissime bottiglie (circa 2.000 / anno) per un prezzo al sotto dei 20 Euro: segnatevelo!
Chiudo infine con una piccola "trasgressione" alla regola del "niente aglianico"... Si tratta del Kapnios 2006 di Masseria Frattasi, un aglianico vinificato in appassimento secondo il metodo utilizzato per l'amarone, di cui ricorda pienamente anche le sensazioni gustative. Grande curiosità, ma il prezzo decisamente non per tutte le tasche (oltre 70 Euro) lascia un po' l'amaro in bocca, in tutti i sensi... Che sia colpa di questo appassimento anomalo?
Nel dubbio mi consolo con gli altri vini... Alla vostra!!!

Vi lascio anche un piccolo souvenir video per rendere omaggio a quanto organizzato dai colleghi dell'AIS Lecco in questa magnifica cornice artistica:
http://www.youtube.com/watch?v=eyxHQUj_MX0&feature=plcp