lunedì 16 maggio 2011

IGT Sicilia Primaterra Nerello Mascalese 2006



Ci sono posti che non dimentichi, luoghi unici a se stessi che tracciano nella mente fotografie indimenticabili.
è da uno di questi posti che arriva questa bottiglia, dal suolo di origine lavica, sabbioso con un ricco scheletro, dove il diavolo ha la sua dimora e dove ieri, sui pedali un combattente ha staccato tutti, lasciandoli respirare solo il fumo del proprio ricordo.

L'etna dona ai suoi vini caratteristiche uniche e inimitabili, finezza e complessità che alcuni paragonano ai grandi di borgogna.
L'etna grazie alle sue vecchie vigne coltivate per la maggior parte ad alberello anche fino ai 1000m di altitudine regala vini che hanno carattere e che ad oggi hanno un grande futuro innanzi a loro.

Primaterra si trova all'interno del Parco dell'Etna sul versante nord, in Contrada Sciaranova a 850 mt s.l.m e la degustazione del loro Nerello Mascalese al 90% (il restante cappuccio) presenta non poche sorprese.
Prodotto con una macerazione prefermentativa e una seguente fermentazione della durata di 7 giorni a 26° segue il suo affinamento per 8 mesi sulle fecce in rovere francese, acciaio per 6 mesi, e 3 in bottiglia.

Dal colore granato limpido e con unghia aranciata presenta una notevole consistenza.
Al naso è intenso, abbastanza complesso dotato di una buona finezza con sentori puliti di mora, prugna, rosa e da ricordi di cioccolato e liquirizia dolce per finire con sfumature ferrose/ematiche.
In bocca e secco, caldo e abbastanza morbido, dalla sapidità non marcata e da un tannino davvero potente ma nobile.
Di corpo, intenso e abb equilibrato rimane a lungo con un finale che ricorda il caffè in un primo momento per trasformarsi in breve in amaro rabarbaro.

é un vino abbastanza armonico, pronto/maturo poichè nonostante abbia un tannino ben marcato di nobile impatto, la freschezza gustativa non mi fa presupporre un ulteriore lungo affinamento.

PICCOLO PARTICOLARE 15vol%....



M




aggiungo qui velocemente il disciplinare dell'etna doc...

appena ho un attimo lo leggo per benino, magari alla fine è solo una scelta all'anselmi.


Disciplinare di produzione per i vini “Etna” bianco, rosso o rosato
Art. 1.-
La denominazione di origine controllata «Etna» bianco, rosso o rosato è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.
Art.2. -
Il vino «Etna» bianco deve essere ottenuto dalle uve provenienti dai seguenti vitigni nella proporzione appresso indicata:
Carricante minimo 60%;
Catarrato bianco comune o lucido fino al 40%.
Possono concorrere alla produzione di detto vino, nella misura massima del 15% del totale, anche uve provenienti dai vitigni Trebbiano, Minnella bianca ed altri vitigni ad uva bianca a sapore non aromatico.
Il vino «Etna» rosso o rosato, deve essere ottenuto dalle uve provenienti dai seguenti vitigni nella proporzione appresso indicata:
Nerello Mascalese con non meno dell’ 80%;
Nerello Mantellato (Nerello Cappuccio) fino al 20%;
Possono concorrere alla produzione di detto vino, nella misura massima del 10% del totale, anche uve provenienti da altri vitigni ad uva bianca con esclusione di quelli con uve a sapore aromatico.
Art. 3. -
Le uve devono essere prodotte nella zona di produzione appresso indicata, che è così delimitata:
da Casale Brancato a quota 1000 in contrada Somatorie, che rappresenta l’estremo limite nord-ovest, il confine scende lungo il torrente Torretta verso sud-ovest, fino alla confluenza del torrente Torretta con il vallone di Licodia, in contrada Poggio dell’Aquila. Da questo punto, il confine è rappresentato dalla quota 600, che attraversa le contrade Scannacavoli, Mancusa, Pia no Vite, Poggio Ventimiglia, Difesa, Pinnina di Lupo, Guardia Ascino, Timpazza, giunge all’abitato di Borrello e, attraverso le contrade Palatella, Mompilieri, Gonnella, Serriccjola, giunge allo abitato di Pedara e, lungo la provinciale Pedara-Trecastagni.Via­grande, raggiunge l’abitato di Viagrande. Da questo centro abi tato in poi il confine est della zona viene rappresentato dalla curva di livello di metri 400 che attraversa le contrade: Sciarelle Lavinaro, Pennisi, Pisarìello, Passo Pomo, Favazza, Perazzo, e giunge ad ovest dell’abitato di Piedimonte, e quindi, raggiunto il torrente Ciappanotto, segue il suo corso fino all’abtato di Lin guaglossa, a quota 520. Da questo centro abitato, il confine nord-est viene rappresentato dal letto del valloùe Ciapparotta, all’in crocio della strada ferrata della Circumetnea a quota 550. Da questo punto il confine raggiunge il limite nord-est della -colata lavica del 1923 e oltrepassa la strada Linguaglossa-Castiglione a quota 624; da qui, lungo la carrabile fra le contrade Recanati e Pantano, intercetta ancora la strada ferrata Circumetnea e rag giunge il limite nord della colata lavica 1911, a quota 600. Da qui, lungo il letto del vallone Sciambro, raggiunge il fiume Alcantara.
Il confine nord è rappresentato dalla riva destra del fiume Alcantara fino all’abitato del comune di Randazzo. Da questo abitato, il limite della zona è rappresentato da quota 800 che, attraverso le contrade Crocetta, Lupara, Pino, Sciara Nuova, Marchesa, penetra nella colata lavica del 1911 e, attraverso le contrade Sciara Manica e Zacchino Pietre, raggiunge il letto del vallone Salto del Bue. Da questo punto in poi, il limite viene rappreséntato dalla curva di livello 900 che, attraverso le contrade Ciapparo, Cannizzaro, Nocille, Giuliana, Felce Rossa, Algerazzi, oltrepassa il vallone San Giacomo, quindi, attraverso la lava del 1792 raggiunge contrada Piricoco a nord di monte luce, all’estre mo sud-est della predetta colata lavica. Da questo punto in poi il confine è rappresentato dalla curva di livello 1000 che. attraverso le contrade Cicirello, Monte Po. Pila, Serruggeri, Ca mercia, Dagala dell’Ascino, Eredità-Mollecchino, Perciata e Cava ]iere, raggiunge Casale Brancato.
I Comuni etnei interessati alla produzizione del vino “Etna», nei tipi bianco, rosso e rosato sono: Biancavilla, S. Maria di Licodia, Paternò, Belpasso, Nicolosi, Pedara, Trecastagni, Via grande, Aci S. Antonio, Acireale, S. Venerina, Giarre, Mascali, Zafferana, Milo, S. Alfio, Piedirnonte, Linguaglossa, Castigliorìe, Randazzo.
Nessuno di questi comuni viene compreso• per intero bella zona a denominazione di origine controllata, essendo il loro territorio sviluppato in aree triangolari con vertice sul cratere centrale, mentre la zona a denominazione di origine controllata interseca queste superfici nella fascia mediana.
Art.4. -
Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini «Etna» bianco, rosso o rosato devono essere quelle tradizionali della zona e, comunque, atte a conferire alle uve ed al vino derivato le specifiche caratteristiche. I sesti di impianto, le forme di allevamento ed i sistemi di potatura devono essere quelli generalmente usati o comunque atti a non modificare le caratteristiche delle uve e del vino.
È vietata ogni pratica di forzatura.
La resa massima di uva ammessa per la produzione dei vini «Etna» bianco, rosso o rosato, non deve essere superiore a q.li 90 per ettaro di vigneto a coltura specializzata.
Fermo restando il limite massimo sopra indicato, la resa per ettaro di vigneto in coltura promiscua deve essere calcolata in rapporto all’ effettiva superficie coperta dalla vite.
A detto limite, anche in annate eccezionalmente favorevoli, la resa dovrà essere riportata attraverso un accurata cernita delle uve, purché la produzione non superi del 20% il limite medesimo.
La resa massima delle uve in vino non deve essere superiore al 70%.
Art. 5. -
Le operazioni di vinificazione devono essere effettuate nell’ interno della zona di produzione delimitata nell’ art. 3. Tuttavia, tenuto conto delle situazioni tradizionali di produzione, è consentito che tali operazioni siano effettuate nell’ intero territorio dei comuni, anche se soltanto in parte
compresi nella zona delimitata, nonché del territorio dei comuni limitrofi alla zona di produzione delimitata.
Le uve destinate alla vinificazione devono assicurare al vino «Etna» bianco una gradazione alcolica complessiva minima naturale di gradi 11 ed al vino «Etna» rosso o rosato quella di 12 gradi.
Nella vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche locali, leali e costanti, atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche.
Art. 6. -
Il vino «Etna» bianco, all’ atto della immissione al consumo, deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
colore: giallo paglierino, talvolta con leggeri riflessi dorati; odore: profumo delicato di Carricante;
sapore: secco, fresco, armonico;
gradazione alcolica complessiva minima: gradi 11,5; acidità totale: da 6 a 7,50 per mille; estratto secco netto: da 18 a 25 per mille; ceneri: da 1,80 a 2,80 per mille.
Il vino «Etna» rosso o rosato, all’ atto dell’ immissione al consumo, deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
colore: rosso rubino che con l’invecchiamento presenta leggeri riflessi di granato o rosato tendente al rubino;
odore: vinoso con profumo intenso caratteristico; sapore: secco, caldo robusto, pieno, armonico; gradazione alcoolica complessiva minima: gradi 12,50; acidità totale: da 5,50 a 7 per mille;
estratto secco netto: da 20 a 28 per mille; ceneri: da 1,80 a 3,30 per mille.
Art. 7. -
Alla denominazione di origine controllata «Etna» è vietata 1’ aggiunta di qualsiasi qualificazione diversa da quelle previste nel presente disciplinare ivi compresi gli aggettivi e gli attributi «extra», «fine», «scelto», «selezionato» e similari.
Sulle bottiglie, e altri recipienti contenenti vini «Etna» bianco, rosso o rosato, può figurare I’ indicazione dell’ annata di produzione purché veritiera e documentabile.
È tuttavia consentito 1’ uso di indicazioni che facciano riferimento a nomi, ragioni sociali, marchi privati non aventi significato laudativo e non idonei a trarre in inganno 1’ acquirente.
È consentito, altresì, 1’ uso di indicazioni geografiche e toponomastiche che facciano riferimento a comuni, frazioni, aree, fattorie, zone o località comprese nella zona delimitata nel precedente art. 3 e dalle quali effettivamente provengono le uve da cui il vino così qualificato è stato ottenuto.
Art. 8. -
Al vino «Etna» bianco, prodotto nella parte del territorio del comune di Milo, compresa nella zona delimitata, è consentita la qualificazione di
Il vino «Etna» bianco superiore, all’ atto della immissione al consumo, deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
colore: giallo paglierino molto carico con riflessi verdognoli; odore: profumo delicato di frutto;
sapore: secco, lievemente fresco, armonico, morbido;
gradazione alcolica complessiva minima: gradi 12; acidità totale: da 5,50 a 7 per mille; estratto secco netto: da 16 a 22 per mille; ceneri: da 1,80 a 2,90 per mille.
Art.9.-
Chiunque produce, vende, pone in vendita o comunque distribuisce per il consumo con la
denominazione di origine controllata «Etna» bianco, rosso o rosato, vini che non rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare è punito a norma dell’ art. 28 del D.P.R. 12 luglio 1963, n. 930.





7 commenti:

  1. Attenzione che il cambattente con il fumo del proprio ricordo è fortemente sospettato di essersi aiutato con pratiche illecite, in occasione del tour dell'anno scorso...
    Fortuna che il nerello dell'etna non ha certo bisogno di doparsi!

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  2. :-)
    Pare che sia rientrata l'accusa..

    Tralasciando il ciclismo, l'etna deve ancora esplodere, ops volevo dire che inizia ora a farsi conoscere e a mio a parere può diventare davvero una zona importante per i vini italiani sia nella penisola sia all'estero.

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  3. Riuscire a trovare la giusta occasione per degustare uno dei rossi dell'Etna rimane il mio più grande cruccio enologico, in questo periodo... Manlio (ma l'invito è rivolto a tutti i lettori...), mi chiedevo se tu abbia avuto qualche esperienza diretta con un altro rosso di una piccola DOC messinese di cui sento parlare un gran bene, il FARO dell'Azienda Agr. Palari (dovrebbe essere sempre a base di nerello mascalese e nerello cappuccio)

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  4. Ciao Davide, no per Faro niente... provvederò agli inizi di agosto quando sarò giu.
    C'è anche un altra poco conosciuta, Mamertino di Milazzo in zona..

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  5. Una domanda per Manlio: come mai il Primaterra esce come Sicilia igt anziché come Etna doc?

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  6. Una domanda che mi sono posto pure io.
    Probabilmente perché non rispetta alcuni parametri del disciplinare, dovrei controllarlo con i dati forniti dall'azienda.
    Sorry

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  7. Con una lettura veloce e superficiale noto il dato dell'acidità che non corrisponde ai parametri richiesti, ma vedendo che tutti i loro prodotti sono igt potrebbe essere una scelta.

    Mi sono messo in contatto con loro per avere una risposta.
    Vi aggiorno.

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